giovedì 31 luglio 2014

Un giorno in fotografia: martedì 29 luglio

Mi sono accorta che quest'estate sto fotografando poco e che così molti momenti, sia speciali che quotidiani, stanno rimanendo senza narrazione. Mi piace invece avere traccia dei giorni, per me, per documentare, e per rileggere mesi o anni dopo questo diario e notare cosa è cambiato, cosa è rimasto uguale.
Martedì ho deciso di portarmi dietro la macchina fotografica tutto il giorno e scattare passo passo un piccolo reportage della mia vita in questo luglio autunnale e piovoso.
 
Ore 6:20 suona la sveglia, il cielo fuori dalla finestra è grigio e la luce è pallida
Colazione: adoro le madeleines, durante la nostra vacanza in Francia ne ho fatto scorta.
Ho già preparato la tovaglietta della colazione la sera prima, come faccio sempre: teiera, tazza, cucchiaino, miele, una bustina di tea...

Melira è sempre pronta a balzare sul tavolo per osservare da vicino cosa succede

Per Simone latte, cereali e il quotidiano del giorno prima da leggere

Ore 7:00 appena il tempo di rifare il letto, arieggiare la stanza e prepararmi per il lavoro

Su un ripiano della libreria gli anelli, i bracciali e gli orecchini che tolgo di sera e indosso al mattino
 
Zaino pronto, sandali e felpa: si parte!

Ore 7:15 mi avvio al lavoro. Non c'è traffico e le nubi incombono sulla città.

Ore 7.30/8:30 baby sitter: oggi giochiamo con il freesbe prima di uscire di casa per l'estate ragazzi

Ore 8:40,arrivo in ritardo alla catechesi alla Città dei ragazzi, sull'esortazione papale dell'Evangelii Gaudium

Ore 10/12: a casa dei miei genitori, do lezioni di inglese ad una ragazzina per i compiti delle vacanze

Ore 12: un giretto in cortile ad osservare la pioggia e gli abitanti delle rose

Ore 12:30 preparo il pranzo a casa dei miei genitori (zucchine alla salvia e risotto)

Ore 13:30 un caffè condiviso dopo il pasto, come sempre guardando il telegiornale

Ore 14: faccio un salto dalla mia amica che lavora in un baby parking a prendere pannolini e body che le avanzano e portarli alla mamma che sto accompagnando nel tirocinio come doula (sono nati la scorsa settimana i due gemellini!)


Ore 15: mi rimetto in strada e inizia il monsone quotidiano

Ore 15:30 aspettando in macchina che la pioggia smetta almeno un poco per scendere a fare la spesa
 
Ore 16:30 torno a casa, Simone sta impastandp il pane e Melira presiede con aria assorta

Ore 17: vado a fare una passeggiata al fiume e trovo lungo il viale le prime more selvatiche mature di quest'anno, sono dolci e succose
 
Il fiume è circondato da nubi molto poco estive, ma ha lo stesso un suo fascino...in giro non c'è anima viva e la strada è immersa nel silenzio
 
Io, oggi, sotto la pioggia
 
Ricomincia a piovere e prima di aprire di nuovo l'ombrello mi fermo a fotografare le gocce e i fiori bianchi che ornano il sentiero


Ore 18:30 sono a casa, Melira è appollaiata sul divano, in questi giorni è uno dei suoi luoghi preferiti
 
Ore 19: cena in preparazione con gli ultimi fagioli e pomodorini surgelati della scorsa estate, sarà poi tempo di mettere in sacchetto i prodotti di questa stagione per i prossimi mesi.

Ore 19:30: un po' di relax con Simone

Ore 20: buon appetito, la cena è servita (fagioli in umido con pomodori e erbe aromatiche provenzali)

Dessert: yogurt greco con pesche, cereali ai frutti rossi e miele, nella ciotola di ceramica presa a Taizè

Ore 21:dopo aver lavato i piatti e mentre Simone fa cuocere il pane, leggo qualche capitolo di Chiamate la levatrice e bevo un infuso caldo di zenzero, limone e miele: fa freddo e ho un poco di mal di gola, si sta bene in casa
 Buonanotte!
Altri giorni in fotografia
nel 2011
ottobre 2013
Vigilia di Natale 2013

lunedì 21 luglio 2014

Dal basso




Interessante notare come lavora l'universo: ho studiato Relazioni Internazionali perché volevo risolvere i conflitti tra le nazioni e mettere d'accordo la comunità internazionale, poi pian piano ho capito che per creare la pace bisognava scendere, fino ad arrivare dove sono ora, alla consapevolezza che la pace si fa un bambino alla volta, dal basso.
Ho voluto studiare di nuovo, questa volta per diventare una maestra e poi ancora, più in basso, per diventare doula, all'origine della nascita.
Dalle assemblee generali ONU a cui sognavo di presiedere alle assemblee molto più semplici di una mamma che incontra la sua ostetrica.
La scorsa settimana ho organizzato come volontaria l'estate ragazzi nel mio paesino, come lo scorso anno. È stata una settimana intensa, impegnativa e molto bella, in cui cercare di dare spazio alle sensibilità di ogni bambino, al particolarissimo modo di essere e di esprimersi di ognuno, una settimana in cui cercare di dare a ciascuno l'ascolto necessario. Non è sempre facile, anzi, ma come mi ha detto una mamma proprio la scorsa settimana "questa è la tua missione".
Intanto sto seguendo una giovanissima ragazza in attesa di due gemellini che nasceranno che tra poche settimane. Le do una mano a studiare italiano e la accompagno nel mio tirocinio come doula, proprio stamattina l'ho accompagnata in ospedale per l'ecografia e alcuni colloqui con le ostetriche.
Ho moltissimo da imparare, da studiare, da impratichirmi tra burocrazie complicate, protocolli ospedalieri, bisogni da accogliere a cui dare risposta.
Mi piace moltissimo questo viaggio, questo imparare continuo, mi piace svegliarmi felice per il lavoro che mi aspetta e mi emoziono al pensare che sarò veramente una maestra e una doula, tra pochi anni. Non mi sembra vero di poter fare due lavori belli così, di incontro, di crescita reciproca.
Le storie di alcune mamme mi raggiungono e mi parlano, anche tramite questo blog, e ne sono grata.
Da qualche settimana sono in ascolto della storia che sta narrando questa mamma in un momento molto molto difficile e imparo da lei, come doula e come donna, ogni giorno.




Ho scattato queste fotografie al giardino di fiori per le api che ha piantato mia mamma in campagna, sono fiori semplicissimi, anche loro ribadiscono che i lavori più grandi e più belli si fanno dal basso:
"ogni neonato che aiutiamo a venire al mondo con dolcezza, ogni neonato che allattiamo, ogni madre che progettiamo, sosteniamo e onoriamo è un passo avanti per una società globale sana.
Sono certa che la conservazione del nostro pianeta e della pace nel mondo possano e debbano essere raggiunte a passi di bimbo"
Robin Lim









 

sabato 12 luglio 2014

Taizè: un incontro con la speranza


Per arrivare a Taizè si passa attraverso le splendide colline della Borgogna, dolci e ondulate, dove pecore, mucche e cavalli nei pascoli si alternano a campi di grano sconfinati e bruniti dal sole e a vigneti che hanno una pianta di rose all'inizio di ogni filare come allarme pre-fungino.
Il cielo è vasto, sembra un cielo diverso, pare che le nuvole  sfiorino la terra e che si possano raggiungere con un balzo. Le case hanno spesse mura di pietra, giardini rigogliosi e selvaggi, staccionate di legno. I tetti sono ripidi e a punta, i comignoli lasciano immaginare cucine con stufe e camini.
C'é silenzio ed una grande pace, la stessa pace che cerca (e trova) chi sceglie di passare qualche giorno a Taizè.



Taizè è una comunità ecumenica, fondata in queste terre di confine durante la seconda guerra mondiale, da frère Roger, allora di 25 anni: cercava un luogo in cui poter dare ospitalità a chi aveva bisogno di rifugio, comprò una casa abbandonata da anni e gli edifici adiacenti, che divennero un piccolo centro di accoglienza per molti rifugiati. Dopo la guerra, quella piccola casa diventò un centro di accoglienza per ragazzi orfani e la comunità pian piano si allargò grazie a frère Roger e ai primi altri fratelli (frères appunto, che lo seguirono).
Il giorno di Pasqua del 1949 sette uomini si impegnarono insieme per tutta l’esistenza nel celibato, nella vita comune e nella semplicità di vita.
Oggi la comunità di Taizé conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da quasi trenta nazioni. La comunità è una “parabola di comunione”, un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati.
I fratelli vivono unicamente del loro lavoro. Non accettano nessun regalo. Non accettano per se stessi nemmeno le proprie eredità personali, la comunità ne fa dono ai più poveri!
Negli anni molti giovani hanno iniziato ad andare a Taizè e ora quotidianamente la piccola comunità ospita centinaia di giovani da tutto il mondo.
Taizè è innanzitutto questo, un ritrovarsi e un fare comunità. Dal primo istante in cui si arriva, si è circondati da una babele di lingue e le targhe delle automobili nel parcheggio rivelano l'eterogeneità di chi si trova lì in quel momento: Estonia, Danimarca, Irlanda, Svizzera, Portogallo, Polonia, Svezia, Spagna...
Taizè è riconciliazione, proprio sul confine dove cento anni fa si combatteva la prima guerra mondiale, tedeschi, francesi, inglesi, italiani, mangiano, giocano, dormono e pregano insieme e i confini di colpo sembrano sparire dalla carta.
Se volete vedere l'Europa, venite a Taizè.
Se pensate che l'Unione Europea non esista, venite a Taizè.
Se volete sperare che la pace sia possibile, anche laddove sembra impossibile, venite a Taizè, e troverete l'Europa e la pace, dove il secolo scorso c'erano macerie e trincee.


A Taizè tutto ruota attorno ad una grande chiesa, dove ci si ritrova tre volte al giorno per la preghiera comune: alle 8:15, alle 12:20, alle 20:30.
Essendo un centro ecumenico, la preghiera proposta a Taizè è molto semplice, accessibile e attenta a non urtare la sensibilità dei diversi partecipanti. Si tratta di una preghiera cantata, strutturata in molti canti brevi, lungamente ripetuti. Ogni frase, di poche parole, viene ripetuta come un mantra. Dopo i canti viene letta la Bibbia, in diverse lingue, quindi segue un lungo tempo di silenzio e altri canti. La chiesa è molto semplice, con uno spazio centrale in cui i frères siedono in silenzio e meditazione circondati dai giovani. Di fronte a tutti, un altare spoglio, dei grandi e bellissimi drappi arancioni appesi a creare come delle vele protese verso l'alto e molti lumini.
 Il buio, l'ambiente essenziale, il silenzio, invitano alla riflessione e alla pausa.

Si siede e si canta, tutti insieme, come una sola voce, una sola gente.
Si siede per terra, fianco a fianco, gambe incrociate e respiri vicini.
Io lo trovo sempre estremamente commovente, c'è un'energia potente ed emozionante in quel canto comune prolungato.
I ritornelli sono frasi in tutte le lingue, semplicissime, con alla base temi come la fiducia, la speranza, la pace, il perdono, la gioia condivisa:

"L'ajuda em vindrà del Senyor, del Senyor, el nostre Deu, que ha fet el cel i la terra, que ha fet el cel i la terra"

"Frieden, Frieden hinterlasse ich euch.
Meinen Frieden geben ich euch, euer Herz verzage nicht"

"The Kingdom of God is justice and peace, and joy in the Holy Spirit, come Lord and open in us the gates of your Kingdom"

"Laudate, omnes gentes, laudate Dominum.
Laudate omnes gentes, laudate Dominum"

"Nada te turbe, nada te espante. Quien a Dios tienes nada le falte.
Nada te turbe, nada te espante, solo Dios basta"

"Jusus le Christe, lumière intèrieure, ne laisse pas me ténèbres me parler.
Jusus le Christe, lumière intèrieure, donne moi d'accueillir ton amour"

"Magnificat, Magnificat, magnificata anima mea, Dominum , magnificat, magnificat, magnificata anima mea"




Il resto della giornata è strutturato sempre secondo un modello comunitario, per cui tutti insieme si fa la coda per i pasti nel grande cortile e già solo questo momento è un esercizio bellissimo di apertura mentale, perché a Taizè si è liberi di essere davvero se stessi, a partire dal modo di presentarsi.
 A Taizè ci si veste come si vuole, ci si pettina come si vuole, si va in giro scalzi...a Taizè c'è gente con i capelli viola, verdi, azzurri, rosa, viola...ci sono probabilmente gli ultimi punk europei, dark, gothic...
C'è gente (come me) che sembra uscita da un ashram indiano cinque minuti prima, e vicino ragazze moldave in abito da sera, ragazzi tatuati con il giubbotto di pelle e gli anfibi e nonnine inglesi vestite di azzurrino, francesi vestiti da trekking e ragazzine irlandesi in minigonna con una chitarra in mano.
Tutto questo contrasto di stili e colori è bellissimo e vivificante, come essere ad un concerto rock permanente, già solo per questo mi piace moltissimo, a Taizè nessuno ti guarderà mai per come sei vestito, nessuno giudicherà, nessuno metterà limiti alla tua voglia di esprimerti ma anzi sarai incoraggiato ad essere veramente così come sei.




 I pasti sono gestiti da ragazzi e ragazze volontari che si offrono per questa corvèe, così come altri si occupano di lavare piatti e pentole, di pulire i bagni, di spazzare le aree comuni, di distribuire i libretti dei canti. I cibi sono molto semplici, si passa in fila di fronte alla distribuzione e si ricevono un vassoio, un piatto e un cucchiaio, una ciotola con cui prendersi l'acqua alla fontana.
Per il soggiorno a Taizè è richiesta un'offerta libera per i pasti (per la quale si riceve un tagliandino da presentare alla coda) , per il resto di solito si dorme in tenda, la propria o delle grandi tende comuni messe a disposizione dalla comunità.



Si mangia tutti insieme, all'aperto sulle panchette di legno nel grande cortile.
Le tazze rosse sono uno dei simboli di Taizè, di quelli che rimangono fissi in mente: ognuno ha la sua ciotola, semplice, usurata dal tempo. In quella ciotola si può prendere l'acqua a pranzo e a cena e a colazione accoglie il tea di Taizè, già zuccherato e al limone, con la pagnotta di pane e una piccola marmellatina o un pezzo di cioccolato. Anche la colazione è all'aperto nel cortile (d'inverno si può mangiare in un refettorio) ed è molto bello mangiare fuori, osservare la gente che passa, chiacchierare, essere di nuovo, anche in questo caso, una grande comunità che mangia le stesse cose dalle stesse tazze, nello stesso momento, non importa la lingua, la nazionalità, lo stile di vita.
I pasti a Taizè, in questa atmosfera di incontro e scambio, sono tra i più buoni mai mangiati!





Il lavaggio dei piatti è sempre un momento di scherzi, risate e canti. La musica a Taizè è ovunque.


Al mattino dopo la preghiera e la colazione, si può partecipare ad alcune catechesi, gestite dai frères e diverse per lingua o per età dei partecipanti, su diversi temi a partire da un brano della Bibbia, a seguire c'è un tempo di silenzio personale e se si desidera, uno scambio a piccoli gruppi.
Un altro aspetto positivo di Taizè è che ognuno porta e dà ciò che vuole, ciò che va bene per lui in quel momento, senza obblighi. Si può andare alla catechesi come restare in tenda, ascoltare solo la riflessione ma scegliere di non partecipare ai gruppi e così via...nessuna costrizione, nessuna domanda insistente.
Ognuno sceglie e segue i propri tempi.
Il pomeriggio solitamente sono proposti degli atelier, sia pratici che di approfondimento spirituale: prove dei canti, conferenze sul significato di alcune icone, dibattiti su temi di attualità...
Noi siamo andati ad una conferenza tenuta da frère Stephen su come diversi quadri famosi possano parlarci dell'amore, inteso in quattro varianti: amore mamma-figlio, amore/scontro tra fratello e sorella, amore tra amici e amore tra amanti.
Abbiamo osservato diversi quadri, che sono stati riprodotti in 3D da una coppia di volontari e analizzato le caratteristiche di ogni tipo di amore.
Alla fine, Stephen ha invitato ognuno di noi ad alzarsi in piedi, a occhi chiusi, ed esprimere con un gesto le quattro tipologie di amore, così come ognuno le vive/immagina come figlio, fratello, amico, partner, sul modello di movimento corporeo gaga elaborato dal coreografo Ohad Naharin.
Tutti insieme ci siamo alzati e abbiamo espresso con i nostro movimenti le emozioni che provavamo, è stato molto, molto emozionante. Per concludere ognuno doveva immaginare a quale tipologia di amore si avvicinasse di più la sua relazione con Dio e ripetere lo stesso gesto già usato in precedenza: un amore filiale, una lotta, un'amicizia, una passione?
Un esercizio molto molto bello, estremamente originale, concluso leggendo alcune citazioni del filosofo Bonhoeffer sul Cantico dei Cantici.



Oltre agli atelier, il pomeriggio si può scegliere di stare in silenzio, camminare sulla collina, o semplicemente stare insieme e costruire torri altissime con barattolini di yogurth vuoti, cantare, chiacchierare.
Fare un giro al negozietto di ceramiche e icone realizzate dai frères o leggere, prendersi dei tempi di silenzio e di calma assoluta.



 
 

 
 
Con un cielo così bello, si può anche scegliere di scattare fotografie nel grande cortile, aiutati da una simpatica coppia di Manchester.


Taizè è un incontro con la speranza, perché è un incontro con giovani e famiglie che vivono cercando nuove forme di solidarietà, di collaborazione, di ricerca interiore, di semplicità di vita.
Taizè mostra che anche con poco si può vivere bene, condividendo spazi, tempi e lavori tra tutti, sorridendo
Taizè sbiadisce le divisioni tra popoli, tra lingue, tra culture, tra fedi e riunisce ciò che è importante: il dialogo, l'aiuto reciproco, la ricerca di un senso spirituale alla vita.
Taizè riabitua alla lentezza, al silenzio, al vuoto (non c'è internet né wifi, i telefoni funzionano poco e male, si è da soli con se stessi e con il proprio silenzio)

Dalla lettera di Taizè: "venire a Taizè vuol dire essere invitato a una ricerca di comunione con Dio mediante la preghiera comune, il canto, il silenzio, la meditazione personale, la condivisione.
Ognuno è qui per scoprire o riscoprire un senso alla proprio vita, per riprendere slancio.
Essere a Taizè significa anche prepararsi ad assumere delle responsabilità a casa per essere portatori di pace e di fiducia.
Chi viene a Taizè è accolto da una comunità di uomini impegnati con un sì per tutta l'esistenza al seguito di cristo, nella vita comune, nel celibato e una grande semplicità nello stile di vita."

Qui il sito di Taizè dove potete trovare più informazioni sulla storia di questa comunità e sui diversi appuntamenti annuali
Qui alcuni podcast ad alcuni canti di taizè (moltissimi altri si trovano facilmente in rete)